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LA PSICOTERAPIA ONLINE È DAVVERO EFFICACE?

La risposta è . Grazie per aver letto!

 

Battute a parte, il periodo di pandemia che ha caratterizzato gli ultimi anni e che ancora interessa tutto il mondo ha rivoluzionato il modo di interagire con gli altri.

Se infatti fino a qualche anno fa gli strumenti di videoconferenza e videochiamata come Skype, Zoom e simili erano considerati di nicchia, principalmente utilizzati in ambito aziendale o utili a coloro che abitando distanti, magari in nazioni diverse, avevano semplicemente voglia di vedersi, oggi non è più così e col tempo si è cominciato a comprenderne le potenzialità oltre quella che è stata la loro funzione in pieno lockdown.

Certo, terminato il periodo di acuzie del Covid molti hanno ritrovato la voglia di uscire e di poter riprendere un contatto di persona coi propri amici e familiari e anche coi propri psicoterapeuti, così come molte aziende stanno facendo marcia indietro sullo smart working chiedendo ai propri dipendenti di tornare in ufficio. È tuttavia innegabile che l’esperienza maturata non può che far riflettere sull’opportunità di usare uno strumento nuovo e diverso.

 

Credo infatti che la diversità sia l’elemento su cui dovremmo concentrarci.

Troppo spesso sento i miei colleghi discutere se sia meglio o peggio una psicoterapia svolta online o di persona, se sia più o meno efficace l’una o l’altra.

Credo invece che siano semplicemente metodologie diverse più o meno opportune a seconda delle situazioni. L’una non esclude l’altra, l’una non vince sull’altra. Entrambe incorporano elementi di vantaggio che possono prevalere nel momento in cui vi sia alla base un’attenta analisi del bisogno e del contesto entro il quale la psicoterapia si svolgerà.

Facciamo alcuni esempi di pazienti “veri”.

 

F. è felicissimo di aver ripreso in presenza. Lo stacco dato dal Covid che ci ha costretto a portare la terapia online è stato per lui infatti piuttosto traumatico. F. considera la stanza di analisi il suo “luogo sicuro”. Mi dice che la sola idea di uscire di casa per venire da me in studio lo tranquillizza e il sedersi sulla poltrona è per lui quasi un rito che compie una volta a settimana. Gli consiglierei una terapia online? Non in questo momento. In futuro, se la sua percezione cambierò o se le sue esigenze muteranno, perché no? Ma ora F. ha bisogno che il setting, per usare un termine tecnico, preveda la presenza fisica dell’altro.

 

S. fa terapia con me da poco.

Da Melbourne.

Vive all’estero ormai da anni, parla molto bene l’inglese ma quando ha provato ad affrontare un percorso di psicoterapia in Australia qualcosa non ha funzionato. Pur non avendo problemi di lingua sentiva che comunque non riusciva a esprimere al meglio il proprio disagio con il suo terapeuta.

S. ha però anche molti amici italiani, tra cui alcuni miei familiari che gli hanno consigliato di rivolgersi a me proprio perché svolgo anche terapia online, e ora sta portando avanti finalmente il percorso di sostegno che prima non riusciva a permettersi. Certo, non sempre è facile con gli orari, ma lui si sveglia volentieri alle cinque e mezza di mattina per fare la sua seduta e io mi organizzo per vederlo la sera dall’Italia.

La psicoterapia online è una grande risorsa per gli italiani residenti all’estero e in generale in tutti quei contesti in cui l’ambiente culturale è profondamente diverso da quello del proprio paese di origine.

 

Oppure L., A., L. e tanti altri che seguo per le problematiche legate alla demenza dei loro familiari, di cui sono esperto e delle quali mi occupo ormai da quasi 15 anni. Avere a casa una persona non autosufficiente può essere un problema se si deve uscire e magari stare in giro due o tre ore, fra seduta e viaggio di andata e ritorno.

Significa non solo doversi organizzare per garantire un’assistenza a casa, magari interpellando figli, parenti o vicini di casa, ma significa doverlo fare ogni settimana e talvolta vuol dire mettere sulle spalle di qualcun altro un peso che si preferirebbe tenere per sé. Significa venire in studio con l’ansia di cosa sta succedendo a casa o col senso di colpa (non giustificato ma molto spesso comunque percepito) di aver abbandonato il proprio familiare.

Nell’ambito del mio lavoro che riguarda l’invecchiamento la possibilità di fare terapia stando a casa col proprio familiare di cui ci si prende cura è un’opportunità spesso irrinunciabile e che anzi al contrario porta le persone proprio a rinunciare a prendersi cura di sé, cosa che invece è fondamentale quando si vive il ruolo di caregiver.

 

Per N. invece la terapia online non è la prima scelta ma le è molto utile per conciliare la vita lavorativa. Donna in carriera, viene molto volentieri in studio ma quando gli impegni in azienda si fanno pressanti, richiedendole magari per svariati giorni o settimane un impegno lavorativo oltre orario, vederci su Skype le permette di non interrompere il proprio lavoro sull’ansia. N. rinuncia infatti volentieri una volta a settimana alla pausa pranzo per potersi collegare dal proprio ufficio mentre, se il lavoro glielo permette, preferisce venire in studio. Se domani dovesse cambiare lavoro ed essere più libera sono sicuro che preferirebbe una terapia in presenza e personalmente non le suggerirei altrimenti.

 

Vi sono poi molte altre situazioni in cui la psicoterapia online si dimostra di valore inestimabile e permette ciò che una terapia in presenza non potrebbe mai.

Ci sono ad esempio disturbi specifici che riguardano la socialità: una mia collega ha preso in carico mesi fa una persona con una forte ansia sociale che anche dopo lo scemare della pandemia ha continuato a non uscire e che ha potuto così cominciare ad affrontare il proprio malessere dalla sicurezza data dalle quattro mura di casa, ma che oggi continua presso lo studio.

 

Oppure, ripensando ancora a persone che seguo, ho attualmente in carico due sorelle, l’una che vive a Lecco e l’altra che vive a Bergamo, che si collegano insieme per affrontare un percorso di counselling riguardante la malattia del padre che abita a Firenze insieme alla mamma. Anche in questo caso la terapia online permette di dare una dimensione familiare alla terapia che non sarebbe possibile garantire in nessun altro modo sottolineando come possa essere un ottimo strumento nell’ambito dei gruppi.

 

La terapia online permette poi alle persone di scegliersi il proprio terapeuta andando oltre il limite territoriale di dove si abita.

La psicoterapia in particolare è un atto relazionale ancor prima che clinico e trovare la giusta persona con cui iniziare e strutturare un percorso di aiuto è forse la cosa più importante.

Scegliere di vedersi su una piattaforma di videoconferenza permette a ognuno di abbattere le barriere fisiche della lontananza per poter lavorare col professionista che più è loro congeniale. Capita che le persone non vogliano solo un terapeuta, ma vogliano proprio QUEL terapeuta, magari perché inviate da colleghi dei quali si fidano.

 

La psicoterapia online, in ultimo, permette talvolta di gestire le emergenze.

Mi è capitato durante queste feste di Natale di ricevere una richiesta di colloquio da una paziente che seguo regolarmente e con la quale, dopo lo stacco di fine anno, era in programma di rivedersi a metà gennaio.

Purtroppo nei giorni a cavallo del 25 dicembre ha vissuto una situazione di vita molto intensa che le ha fatto riaffiorare emozioni di ansia che ha sentito di voler affrontare subito. Nonostante entrambi fossimo lontani da casa siamo riusciti a ritagliarci un’ora e mezza per fare un lavoro importante che le sta permettendo di riprendere un po’ il controllo di sé in attesa di poter continuare col nuovo anno (comunque online).

 

Per concludere, dunque, credo abbia poco senso chiedersi se è meglio una psicoterapia online o una in presenza. Così come ogni individuo è unico e irripetibile, tali sono anche le situazioni di vita che indirizzano verso l’uno o l’altro modo di fare terapia.

È importante che vi sia però un’attenta analisi di partenza di quelli che potrebbero essere gli elementi non solo positivi, ma anche di ostacolo nella scelta di uno o dell’altro percorso.

Senza contare che si può sempre sperimentare in prima persona, magari scoprendo che tante delle remore che si avevano non sono poi così fondate.

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